09.06.2011

Le richieste: modifiche alle sanzioni e alle vendite giudiziarie
Segnate la data sul calendario, 16 giugno 2011. Roma vedrà sfilare i vessati di Equitalia, il popolo di partite Iva, agricoltori, imprese che con il tam tam di facebook, twitter e, forti della manifestazione in Sardegna lo scorso 12 maggio, stanno organizzando la prima protesta contro le cartelle e gli atti della società di riscossione a livello nazionale. Al momento, secondo le previsioni di Carmelo Finocchiaro, presidente di Federcontribuenti, potrebbero arrivare anche 100mila manifestanti. C´è il tam tam di internet dunque e la nascita di comitati spontanei, circa 150 su tutta Italia che hanno un filo conduttore: dire basta alle anomalie della riscossione. È un basta che però non chiede né condoni né moratorie ma arriva con delle proposte di modifica in particolare sul calcolo delle sanzioni e di quel meccanismo di aggi e interessi che, lo stesso Giulio Tremonti, ministro dell´economia, ha definito distorto, tanto da annunciarne la modifica in Parlamento. E al Parlamento guardano le associazioni. «La prossima settimana», spera Finocchiaro, «potrebbe essere decisiva, aspettiamo gli emendamenti al decreto dello sviluppo economico. Noi abbiamo consegnato le nostre proposte di modifiche e seguiamo i lavori. È importante che arrivi il messaggio che non è necessario toccare i mezzi di lavoro e la prima casa. Se oggi si vuole riscuotere bisogna mettere il contribuente in condizione di pagare».
E se il parametro dell´interesse su temi e argomenti oggi deve fare i conti con i social network, basta digitare la parola Equitalia nel motore di ricerca di Facebook per toccare il cosiddetto termometro del malumore: una ventina di gruppi che non ci vanno leggeri con i giudizi sulla società per la riscossione. Il gruppo più affollato è Anti equitalia, «da 50 a 5.000 iscritti in due giorni» raccontano entusiasti da Avi-s Sardegna (associazione vessati italiani solidali), forti anche della pubblicità ricevuta per le iniziative di opposizione fisica agli agenti della riscossione che arrivano per eseguire i pignoramenti e i sequestri. Fabrizio Fadda, presidente di Avi-s spiega che: «Nessuno ha chiesto di non pagare ma di pagare senza i giganteschi aggravi, nessuno disconosce le giuste imposizioni ma tutti si ribellano alle ingiuste vessazioni, nessuno ha chiesto aiuti assistenziali mai il ripristino di norme tutelari.
Quello che crea enormi distorsioni al sistema è per Fadda il meccanismo del calcolo delle sanzioni: «L´attuale sistema procedurale dell´ente riscossore si basa principalmente nella creazione di plusvalenza con l´aggravio continuativo di ogni genere di addebito ulteriore su importi già raddoppiati dalla sanzione originaria (che il legislatore aveva ideato appunto invece come omnicomprensiva), che per effetto di molte altre ´´voci´´ addizionali, incrementa a dismisura con un Taeg del 35% (in caso di difficoltà impossibilitanti una soluzione nel medio o breve periodo), che pertanto per ogni biennio di arretrati, raddoppia i raddoppi continuativamente, fino all´impossibile».
«Vedrà», raccontano sempre da Avi-s, una delle sigle che assieme a Federcontribuenti, a Snarp e ai comitati spontanei stanno organizzando la marcia, «che aumenteranno i casi in cui troveranno gruppi di persone che si oppongono con azioni di mutuo soccorso tra aderenti all´associazione». Continuando a scorrere i nomi scelti per i gruppi si va da Equitalia=strozzini a Lotta dura a Equitalia. Per quanto riguarda la manifestazione del 16 giugno, che partirà alle ore 15 da Piazza della Repubblica, all´ordine del giorno, come scrive in una nota Snarp, ci sono la contestazione della quintuplicazione delle cartelle esattoriali per sanzioni e spese, il fermo amministrativo degli automezzi di lavoro, considerato incostituzionale e le distorsioni riguardanti i pignoramenti di beni strumentali, le iscrizioni ipotecarie, la pretesa di tributi prescritti, le vendite all´asta di immobili. L´auspicio degli organizzatori è quello di essere ricevuti a Palazzo Chigi per avere un confronto diretto e risposte dall´esecutivo.
L´insofferenza però è sfociata in atti di aggressione. I dipendenti di Equitalia sono stati, infatti, in questi ultimi tempi vittime del crescente malumore. L´ultimo episodio in ordine di tempo è successo ieri a un dipendente nel Vicentino, «colpevole» di voler notificare per conto dell´Agea una cartella di pagamento per un debito di oltre 500 mila euro. Il dipendente è stato sequestrato per cinque ore e liberato solo dopo che i responsabili di Equitalia Nomos hanno chiarito al contribuente per l´ennesima volta di non poter in alcun modo sospendere il debito in quanto competenza esclusiva dell´Agea.
«Questa», spiega in una nota Equitalia, «è l´ulteriore dimostrazione di come strumentalizzazioni ed esasperazione dei toni possano scatenare azioni assurde, fuori controllo e soprattutto indirizzate nei confronti di soggetti assolutamente estranei al merito della pretesa che viene contestata». Equitalia nella nota ribadisce con forza che le responsabilità relative a multe, tributi e contributi sono da ricercare altrove e non possono ricadere sugli agenti della riscossione e sui loro dipendenti, che ogni giorno portano a compimento il proprio lavoro con onestà, dedizione e professionalità. Anche le sigle sindacali degli agenti della riscossioni prendono posizione sulla vicenda: «Gli attacchi che continuano ad essere portati ad Equitalia ed al settore riscossione tributi rischiano di portare su binari sbagliati un dibattito importante, e colpevolizzare una intera categoria di lavoratori che fanno il loro mestiere partendo dalla scrupolosa applicazione delle disposizioni dettate dalla legge». E raccontano l´altra faccia della medaglia: essere continuamente insultati agli sportelli, messi all´indice dall´opinione pubblica, attaccati nei social network e talvolta perfino fisicamente, e comunque posti nel mirino per l´opinione pubblica, è una condizione del tutto ingiusta e insopportabile per dei lavoratori unicamente «colpevoli» di rappresentare lo Stato e gli Enti Locali nella funzione di riscuotitori delle imposte.

Tratto dal quotidiano Italia Oggi del 21 maggio 2011 di Cristina Bartelli

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