30.04.2014

Secondo uno studio Unimpresa il 68% della piccole e medie imprese hanno chiesto un mutuo in banca per pagare imposte.

Per una nazione che si fonda sulle PMI sembra incredibile che siano Imu e (prevedibilmente) la Tasi le tasse alla base della richiesta.

Gli imprenditori maggiormenti esposti sono i proprietari di alberghi, di capannoni e di grandi superfici come i supermercati.

I settori merceologici più interessati dalle procedure concorsuali sono l'industria manifatturiera, il commercio e le costruzioni che da soli raggiungono quasi l'80% dei concordati aperti rispetto al primo trimestre 2013.

Tra le conseguenze più rilevanti la diminuzione di valore dell'immobile e l'aumento del rischio, con maggiori costi per i prestiti.

Oltre 81.600 piccole e medie imprese associate a Unimpresa, sulla base del sondaggio condotto, hanno chiesto nuovi prestiti per pagare le nuove maggiori tasse.

La Puglia è tra le regioni nella quale aumentano maggiormente i fallimenti, lasciando il primato alla Lombardia. Falliscono meno le imprese nelle regioni meno industrializzate.

Viene da chiedersi perchè non si superi la naturale ritrosia a parlare di debiti con i consulenti (non le banche) prima e al momento della richiesta di un mutuo.

La naturale propensione a chiedere un mutuo per una tassa strutturale non dovrebbe essere assecondata.

L'analisi preventiva delle conseguenze dei contratti con un consulente competente e franco è l'unica soluzione per equilibrare l'asimmetria informativa tra chi offre il mutuo e chi lo sottoscrive.

Solo così si possono trovare soluzione alternative che per inesperienza o coinvolgimento emotivo possono sfuggire.

 

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