14.05.2018

Era stato salutata con particolare enfasi l’istituzione dell’Arbitro Consob che, sulla scia della felice esperienza dell’Arbitro bancario e Finanziario (Abf) istituito da Banca d’Italia, si proponeva l’obiettivo ambizioso di risolvere stragiudizialmente le controversie finanziarie.

Un vero e proprio toccasana, in apparenza, per consumatori e imprese alle prese in questi anni con i tanti crack (o frodi) legate al mondo della finanza.

Prevedibile la fila dei risparmiatori gabbati dalla vicenda delle quattro banche in risoluzione (banca Marche, banca Etruria, Carichieti, Cariferrara), incappati nella tragedia finanziaria di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, vittime dell’ennesimo stratagemma adottato da banche decotte per rifinanziarsi quale la trappola della azioni illiquide. E aggiungeteci anche i sottoscrittori degli aumenti di capitale di Monte dei Paschi di Siena.

Potremmo proseguire oltre: fermiamoci qui con l’elenco ed entriamo nel merito della questione.

Consob, l’organo di vigilanza presso cui è appunto istituto l’Arbitro Controversie Finanziarie (Acf), ha presentato l’arbitro come uno strumento “alternativo agile ed efficiente per risolvere le controversie senza dover adire la via giudiziaria”.

In più allettano non poco i risparmiatori alcune circostanze, enfatizzata da Consob.

Nell’ordine: totale gratuità dei ricorsi per i risparmiatori.

Quindi niente più spese legali, nessun costo di contributo unificato, nessun rischio di dover pagare le spese alla banca in caso di soccombenza.

Ancora: “rapidità delle decisioni, che saranno prese entro sei mesi”. Una vera e propria tentazione in un paese in cui, le lungaggini processuali, fiaccano chi ha un diritto da tutelare e avvantaggiano chi ha perpetrato un abuso.

Da ultimo: “quando l'ACF riconoscerà le ragioni dei risparmiatori, stabilirà i risarcimenti da pagare da parte degli intermediari”.

Insomma in apparenza una vera e propria cuccagna: ricorsi rapidi, niente costi, risarcimento immediato.

Troppo bello per essere vero, ed infatti vero non è.

Nonostante i tremendi scossoni finanziari di cui abbiamo parlato, Consob, e con essa l’Acf, ha predicato bene e razzolato male.

I tempi accumulati dall’Arbitro sono ormai equiparabili a quelli della tanto bistrattata giustizia ordinaria. Si contano con certezza, ricorsi ormai fermi ed in attesa di una decisione dell’arbitro almeno da gennaio.

A conti fatti, con dati in nostro possesso, un ricorso presentato fine giugno 2017 sarebbe dovuto essere deciso entro fine gennaio.

Alla data in cui scriviamo invece tutto tace, e sono ormai decorsi quasi 11 mesi dall’avvio del procedimento.

Se poi consideriamo che prima di presentare un ricorso all’arbitro bisogna inoltrare un reclamo alla banca ed attendere una risposta per 60 giorni, fatti agevolmente i conti abbiamo superato i 13 mesi senza avere una decisione.

Tutto questo nell’indifferenza di Consob che, in perfetto burocratese, così ai tanti risparmiatori in attesa di ricevere Giustizia “Si comunica che in data (...) il fascicolo si è completato. Dalla suddetta data decorre il termine previsto dall'articolo 14, co. 1 del Regolamento ACF per la decisione da parte del Collegio. È fatta salva la possibilità di proroga del predetto termine alle condizioni previste dai commi 2 e 3 del citato articolo 14. Distinti saluti Ufficio di Segreteria Tecnica dell'ACF”

Ciascuno tragga le debite conclusioni.

Ma il sistema ha rivelato tutta la sua fragilità nei casi in cui la banca è stata condannata a risarcire il risparmiatore ma non ha rispettato la decisione. Ha fatto notizia a tal proposito il rifiuto ad eseguire decisioni di condanna da parte della banca Popolare di Bari.

La decisione dell’Arbitro non è equiparabile una sentenza, e quindi nessuno può costringere la banca a pagare.

Al massimo, prevede il regolamento Consob, verrà data notizia del mancato pagamento sul sito web dell’Arbitro – notoriamente molto visitato - , su due quotidiani a diffusione nazionale, di cui uno economico, e sulla pagina iniziale del sito web dell’intermediario per una durata di sei mesi.

E’ quella che si chiama “sanzione reputazionale”, come se le banche di questi tempi godessero di buona reputazione.

L’arbitro Consob non fischia quindi.

Ma quando fischia rimane inascoltato.

Quello che non potrebbe mai accadere nel mondo del calcio, accade invece nel mondo delle banche.

 

 

Avv. Massimo Melpignano

 

 Si legga anche : L’Arbitro per le controversie finanziarie? Appena nato è già… ingolfato

 

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